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        Alteidet -   Kjellingstraumen

 

moto

 29 luglio
Alteidet – Gryllefjord km 374 ca + ferry per Andenes (Vesterålen)
Non sono ancora le 8,30 quando ci lasciamo alle spalle il camping diretti a sud, lungo questa splendida e frastagliatissima costa. La Via dell’Aurora Boreale è chiamata ed offre scenari incantevoli, con i monti chiazzati di neve che costeggiano i fiordi. Non sembra di essere al mare se non per i gabbiani. All’improvviso, uscendo da una curva, assistiamo ad una scena incredibile: un gruppo di gabbiani in volo sta attaccando un’aquila di mare che insidia il loro territorio di caccia e la mette in fuga! Scatto foto a raffica nella speranza d’immortalare il momento…purtroppo con scarsi risultati. Proseguiamo la nostra strada, che serpeggia seguendo la costa, godendo dello spettacolo offerto dalla natura: le montagne si susseguono, scabre, rocciose, incappucciate di bianco, solcate da cascate che si spengono in mare. Ci fermiamo spesso, rapiti dalla grandiosità del paesaggio, assaporando il silenzio, rotto solo da rari veicoli di passaggio.
Superata Tromsø, capoluogo della zona sopra il circolo polare artico, nel primo pomeriggio attraversiamo il ponte che unisce la terraferma all’isola di Senja. Breve sosta per rifornirci di acqua e benzina e via di nuovo, lungo la statale 86 che attraversa l’isola, fino al porto di Gryllefjord, dove c’imbarcheremo per l’isola di Andøya, la più settentrionale delle Vesterålen. Sul piccolo piazzale d’imbarco si trovano già parecchi veicoli. Noi ci accodiamo all’ultimo della prima fila. Il sole splende e fa anche piuttosto caldo. Dopo un po’ capiamo che l’attesa potrebbe essere lunga, così lasciamo giacche, guanti e caschi sulla moto e cerchiamo di capire quando è previsto l’arrivo del ferry, dove si fanno i biglietti…ma non vi è alcuna indicazione, nessun chiosco/biglietteria. Ci si avvicina allora un ragazzo tedesco, si presenta, guarda con molto interesse gli adesivi del viaggio Centralasiatour2012, fa un sacco di domande, sospira… poi racconta di essere motociclista anche lui.  Viaggia però su un pullmino adibito a camper, con la moglie, affetta da una malattia rara che le impedisce di esporsi al sole. Difatti lei è seduta all’ombra del loro veicolo, completamente coperta dalla testa ai piedi. Hans ci spiega che sono sul piazzale dalle 13,00 e che non hanno potuto imbarcarsi alle 13,30 perché il pullmino sporgeva di un metro circa dalla fine della linea e il collerico addetto alla vendita dei biglietti aveva pensato che avessero voluto fare i furbi…perciò li ha lasciati a terra. Aiutooo!! Ci affrettiamo a controllare che l’Adventure sia ben all’interno della linea…fiuuu! Siamo salvi! Trascorriamo le lunghe ore d’attesa chiacchierando con Hans e la moglie e finalmente, alle 19, sopraggiunge il traghetto. Le operazioni d’imbarco sono veloci e alle 19,30 si parte. E’ bello attraversare l’Andfjorden nella luce dorata della sera.  Alle 21 sbarchiamo ad Andenes. Attraversiamo velocemente la cittadina diretti alla Guest House Aurora N69°14.286 E16°02.239, dove abbiamo prenotato aurorauna camera per due notti. Hans e la moglie ci seguono. Abbiamo trovato posto anche per loro, almeno per una notte. La casa sorge ad una decina di chilometri, all’interno dell’isola, in collina. Kaisa, la proprietaria, ci accoglie calorosamente, ci mostra le nostre camere, la cucina, due salette dove consumare i pasti…ma quello che mi colpisce maggiormente sono le porte delle camere: ognuna diversa dall’altra, ma tutte splendidamente dipinte a mano dalla proprietaria che è arredatrice. Scaricati i bagagli ci cambiamo e usciamo a fare due passi. Saliamo su per la collina e ci guardiamo attorno: sottili nuvole rosa cingono una catena di monti che si staglia oltre il braccio di mare. Un incanto!

 

 

 

 

30 luglio
Andenes
Ci svegliamo presto. Oggi è il gran giorno: ci aspetta il whalesafari! E’ per questo che siamo su quest’isola, che abbiamo scelto di pernottarvi due notti… per poterci godere la giornata in mare a…caccia di balene! Così alle 8,15 siamo già in cucina a preparare la colazione. Mentre stiamo gustandola ci raggiunge Kaisa per comunicarci che siamo prenotati per il safari della mattina e che…alle 9 dobbiamo essere ad Andenes, al centro del Whalesafari per il chek in!! Caspita! Tralasciamo la colazione, sistemiamo a razzo la cucina e corriamo a indossare l’abbigliamento motociclistico completo di giubbotto interno, antipioggia, calze pesanti e stivali. Sì perché Kaisa ci ha consigliato di coprirci bene visto anche il tempo: piove!! Saliamo in moto e ci lanciamo in direzione di Andenes. Arriviamo al centro alle 9,20, ci registriamo, dopodiché ci fanno entrare in una sala dove è già iniziata la visita al museo della balena. Ci uniamo al gruppo ed ascoltiamo le spiegazioni, molto interessanti ed esaurienti. Il giro si conclude dopo circa un’ora. Ci viene detto di trovarci al porto alle 12 per l’imbarco sul battello. Ha smesso di piovere, prendiamo la moto e raggiungiamo il centro del paese, moderno e senza particolare interesse. Ci sediamo in una meravigliosa panetteria/pasticceria dove mangiamo di gusto degli ottimi panini, poi ci dirigiamo al porto. Parcheggiata l’Adventure passeggiamo lungo il molo osservando i natanti ormeggiati e le decine e decine di gabbiani intorno. Facciamo conoscenza con una coppia di Firenze e chiacchierando arriva l’ora dell’imbarco sulla “Reine”. Saliamo a bordo e ci sediamo insieme agli altri passeggeri sul ponte centrale ad ascoltare le guide, tre ragazze che spiegano in diverse lingue in cosa consisterà il safari, raccomandano di non sporgersi dai parapetti e per chi soffre il mal di mare di rimanere sul ponte centrale e comunque sempre al centro del battello. Dopo aver lasciato il porto la nave fa rotta verso ovest, nord/ovest per arrivare in zona dove solitamente si avvistano i cetacei. Ci spiegano anche che in questo momento dell’anno vedremo soprattutto i capodogli e che…i turisti partiti ieri ne hanno avvistato uno. Siamo tutti su di giri, adulti e bambini senza eccezione. Una delle giovani guide ci chiede se desideriamo acquistare il tipico cappello “Sydwest” che tutti i norvegesi usavano una volta per ripararsi dalla pioggia. Accettiamo ed entriamo in una stanzetta a prua per sceglierne uno. Lo spazio è angusto, la luce scarsa perchè non ci sono oblò, ma, soprattutto si sente moltissimo il beccheggio dell’imbarcazione, tanto che agguantiamo due cappelli, rosso per me e giallo per Knut, e usciamo al volo, con lo stomaco in subbuglio. Il mio non andrà più a posto per il resto dell’avventura, obbligandomi a trovare un posto in piedi, al centro del ponte, attaccata alla parete, fianco a fianco con altri passeggeri in stato anche peggiore del mio. Intorno solo gente che vomita da tutte le parti mentre il battello beccheggia tra le onde. Knut invece sta bene e, quando finalmente la nebbia si squarcia e appare il sole, sale sul ponte superiore munito della macchina fotografica migliore, pronto a immortalare le balene.
Purtroppo non abbiamo fortuna e, nonostante il capitano abbia portato il battello su un’altra rotta, non si avvista neanche la punta di una pinnaL.
Alle 16 fa rotta nuovamente verso Andenes, dove giungiamo un’ora dopo. Le guide sono dispiaciute e propongono ai passeggeri di recarsi al Centro per farsi rimborsare i biglietti oppure danno la possibilità di restare sulla nave e ripartire con il successivo giro, alle 18. Noi decliniamo l’offerta perché cinque ore su e giù tra le onde ci sono bastate. Decidiamo di non chiedere neppure il rimborso. Non ci sembra giusto, loro il lavoro l’hanno fatto. Scendiamo, felici di toccare nuovamente terra. Ci accomiatiamo dai fiorentini, saliamo in moto e, essendo ancora presto per rientrare, facciamo un giro lungo la costa ovest dell’isola. La strada costeggia il mare serpeggiando tra dune coperte da erbe alte e cespugli. Piccole baie orlate di sabbia bianchissima si aprono tra gli scogli. Un alto faro dipinto di rosso cupo si staglia in lontananza. Dopo aver fatto un po’di spesa torniamo alla Guest house, davanti a cui è parcheggiata un’altra BMW come la nostra, carica di bagagli e tappezzata di adesivi di ogni parte del mondaustralianio. E’ di una coppia di australiani simpatici che sta brindando con dell’ottimo whisky, mentre attende il ritorno di Kaisa e di Brynjar, per poter entrare. Restiamo in loro compagnia fino al ritorno dei proprietari. Quando finalmente arrivano si
scusano dicendo che sono stati molto indaffarati a preparare lo spazio di un vecchio teatro lì vicino per il concerto di una nota cantante norvegese, che si terrà due giorni dopo, il 1 agosto. Ci separiamo dagli altri ospiti e ci rechiamo in cucina per allestire la cena. Più tardi usciamo a fare quattro passi. Ci avviamo lungo la strada che conduce verso Andenes, svoltiamo a destra e andiamo a curiosare tra gli edifici abbandonati dai militari e trovare il teatro. Lo individuiamo facilmente perché tutte le luci sono accese e c’è un certo via vai di persone che portano scatoloni ed altro. Tutti questi edifici, compresa la Guest House e l’area verde intorno e più in alto sulla collina, facevano parte di una base militare, ora in disuso. Kaisa e Brynjar ne hanno acquistato alcuni edifici, uno dei quali, ristrutturato, è diventato la loro abitazione estiva e …la Guest House Aurora.

31 luglio
Vesterålen- isola di Andøya km 147
Questa mattina non piove, ma una coltre di nubi basse nasconde il sole. Ce la prendiamo comoda indugiando a letto, nella speranza che la giornata migliori. Alle 10 capiamo che non sarà così, quindi ci vestiamo e usciamo ad affrontare ciò che ci offrirà la giornata. Nonostante il tempo freddo e umido il morale è alto. Ripercorriamo la stradina sulla costa ovest e proseguiamo su una bella sterrata fino ad una lunga spiaggia bianca; proseguiamo fermandoci nel punto da cui l’isolotto dei Puffin, splendidi e buffi uccelli dal gran becco colorato, è più vicino alla costa. Peccato che le nuvole non si alzino e la visuale non sia delle migliori. Comunque scendiamo dalla moto e ci appostiamo sulla sabbia, tra gli scogli, muniti delle macchine fotografiche. Anche oggi però non abbiamo fortuna…e dopo un po’ il freddo e l’umidità ci fanno desistere. Decidiamo di proseguire lungo la costa ovest. Seguiamo la strada principale, ma, ogni volta che troviamo una stradina secondaria, meglio se sterrata, la imbocchiamo. Così girovaghiamo in lungo e in largo scoprendo villaggi, fattorie isolate, scorci panoramici, fino a quando i morsi della fame c’inducono a fermarci. Gustiamo una buona e calda zuppa bianca, di pesce e cavoli, nel bar all’interno di un piccolo supermercato a Bleik. Rifocillati passeggiamo nelle stradine del josephines cafèpaesino e scoviamo una casetta lillipuziana, che cela una piccola chicca: il Josephine's cafè N69°16.348 E15°57.330. Tre anziane signore sferruzzano nella sala/cucina accanto al bancone su cui fanno bella mostra invitanti e colorate torte. Si sceglie quella che si desidera, si riempie la tazza di te o caffè e ci si siede, se trovi posto, in una delle due minuscole stanzette, stracolme di vecchi mobili e cimeli del passato. Che meraviglia!

1 agosto
Andenes – Ballstad (Lofoten) km 288
Ci svegliamo col suono della pioggia sui vetri. Ci giriamo dall’altra parte e riprendiamo a dormire. Un’ora più tardi ci tiriamo su di malavoglia, sistemiamo i bagagli, facciamo colazione e carichiamo la moto. Indossati i giubbotti riscaldati e i collari antipioggia salutiamo Kaisa e partiamo. La nostra meta sono le Lofoten. Certo questa coltre di basse nubi grigie non promette nulla di buono…difatti presto riprende a piovigginare. Un centinaio di chilometri dopo, attraversiamo il ponte che collega Strand a Sortland, sull’isola di Langøya che percorriamo fino all’estremità sud arrivando al porto di Melbu, dove c’imbarchiamo per attraversare l’Hadselfjorden e mettere le ruote sulla più settentrionale delle isole Lofoten, Austvagøy. Il paesaggio è bellissimo anche col maltempo: montagne verdissime chiazzate di neve, le cui cime si perdono nelle nuvole, circondano specchi d’acqua sulle cui rive sorgono le caratteristiche casette rosse di legno. La strada è sinuosa e offre quasi ad ogni curva scenari affascinanti: ora una cascata, ora un fiordo o una spiaggetta di sabbia affollata di gabbiani. Decidiamo di stabilirci come base a Ballstad, piccolo paese di pescatori, dove pernotteremo due notti e da lì partire per esplorare la zona più bella delle Lofoten. Troviamo Sjøstrand Rorbuer N68°07.670 E13°31.943 ci fanno vedere un cottage accogliente che ha un bagno caldissimo, sembra una sauna, ma che ci pare l’ideale per toglierci di dosso l’umidità della giornata. Contrattiamo sul prezzo con la proprietaria, la simpatica moglie di un pescatore, che ci informa di avere sempre pesce freschissimo e di chiederglielo quando vedremo tornare il peschereccio del marito.
Il nostro cottage è situato a ridosso del pontile, in mezzo ad altri due e guarda il mare. Appena sistemati i bagagli ci cambiamo, poi usciamo a dare un’occhiata intorno.
Sul pontile notiamo una grande tinozza in legno con una scaletta per entrarvi. Dopo un po’ vediamo la proprietaria armeggiarvi intorno, infine sopraggiungono due uomini in calzoncini da bagno e asciugamani, muniti di una bottiglia di birra ciascuno, che entrano e si siedono nell’acqua che dev’essere calda. Mah! L’acqua sarà anche calda, ma restare con metà busto fuori quando l’aria è sui 10°…non li invidio! Prendiamo la moto per andare a fare la spesa in centro perché è sull’altro lato della baia. Al ritorno i due uomini sono ancora a mollo nella tinozza. Notiamo che ora al pontile è attraccato un peschereccio. Dev’essere del marito della proprietaria. Noi entriamo nella nostra calda casetta di legno e prepariamo una cenetta da annaffiare con del buon vino rosso. Skål!

 

2 agosto
Ballstad- Å- Borg
Anche oggi il tempo è grigio. Lasciamo il nostro caldo cottage verso le 10. Siamo impazienti di vedere le località per cui sono note le Lofoten. La moto percorre velocemente la distanza che separa Ballstad dall’isola di Moskenesøya. Attraversato il ponte che unisce le due isole procediamo verso il lato ovest. Ci fermiamo quasi subito pecorenei pressi di una fattoria, divertiti dallo spettacolo offerto da alcune pecore intente a brucare l’erba verdissima…sul tetto dell’edificio! E’ così che notiamo un cartello che indica qualcosa d’interessante da vedere e decidiamo di seguirlo. La stretta stradina costeggia il mare, piatto e grigio come le basse nuvole che coprono le cime dei rilievi. Poi, all’improvviso, all’uscita da una curva, appare una lunga spiaggia costellata di grandi sassi, in fondo alla quale spuntano basse glasshyttacasette, strette tra la spiaggia e le propaggini di una ripida montagna: Vikten. Parcheggiamo davanti ad una particolarissima costruzione in legno dal tetto coperto d’erba. E’ la casa del vetro, Glasshytta N68°08.340 E13°18.749. E’ il laboratorio di un vetraio che crea splendidi manufatti. Assistiamo alle diverse fasi della lavorazione del vetro poi, dopo un breve giro per osservare i frutti del suo lavoro esposti nell’adiacente negozio, andiamo a bere qualcosa di caldo nell’altrettanto bella e particolare costruzione sull’altro lato della strada. Quando usciamo una chiazza d’azzurro s’è fatta strada tra le nuvole e ci consente di vedere la cima delle montagne che circondano il villaggio. Risaliti in moto raggiungiamo il paesino, composto di una decina di case, poi, siccome la strada termina lì, torniamo indietro fino alla strada principale e da lì proseguiamo per il nostro itinerario. Il cielo è tornato ad essere grigio, le nubi basse coprono quasi completamente le montagne attorno alla meravigliosa spiaggia caraibica di Ramberg…peccato!! Dopo le foto di rito proseguiamo verso sud. Purtroppo anche Reine è avvolta dalle nubi e non si coglie la spettacolarità del luogo come avevamo visto nelle immagini su internet. All’ora di pranzo
ci fermiamo a Sørvågen per pranzo. Incredibilmente dopo poco esce il sole e tutto cambia: i colori del mare, le montagne… bellissimo! Dopo pranzo in un attimo raggiungiamo A°, il paese è  composto dalle rosse Rorbuer che una volta erano abitate da pescatori ed oggi da turisti. Siamo un po’ delusi. Non ci aspettavamo fosse un posto solo per turisti. Siamo contenti di avere scelto Ballstad come base, che è un vero paese, abitato da gente che ci vive tutto l’anno. Sulla via del ritorno ci fermiamo a Sund N68°00.318 E13°12.438, dal Blacksmit, un fabbro/artista che lavora ed espone le sue creazioni. Nello stesso luogo visitiamo il Museo dei motori, molto interessante. Quando risaliamo in moto piove e la pioggia ci accompagnerà per il resto del pomeriggio. A Borg visitiamo il Museo vichingo N68°14.643 E13°45.377, situato nella più grande casa vichinga esistente al mondo, interamente ricostruita. Terminata la visita percorriamo il sentiero che ci conduce all’uscita. Ci sentiamo umidi fino al midollo e nervosi per il tempo avverso. Torniamo rapidamente a Ballstad, al nostro caldo e accogliente alloggio, dove ci rilassiamo con un aperitivo, mentre cuciniamo una cenetta a base di riso, tonno e piselli.

 

3 agosto
Lofoten - Saltstraumen km 265
Oggi è l’ultimo giorno alle Lofoten, peccato che anche stamattina sia grigio. Si parte alla volta dell’Isola di Moskenesoya. Il ferry è alle 13 perciò abbiamo tempo in abbondanza per percorrere un itinerario che tocchi il villaggio di pescatori di Nusfjord, sull’omonimo fiordo, per poi dirigerci sulla costa occidentale. Arrivati a Ramberg sostiamo per ammirare la bella baia dalle acque limpide e la spiaggia caraibica che la circonda. Chissà che spettacolo dev’essere col sole se già così, con questo cielo basso che sfuma nel mare, è suggestiva. Percorriamo il periplo della baia e giunti sull’altro lato ci spingiamo fin sul promontorio, per scattare qualche fotografia. Girata la prua, anziché tornare indietro decidiamo di proseguire, oltre i campi e le poche abitazioni, sin dove finisce la stradina. reineBasse colline tappezzate di erba ci sbarrano la strada, mentre i prati sono pieni di oche selvatiche che scappano, spaventate dal rombo del motore. Torniamo indietro fino ad incrociare la E10 e proseguiamo. A Reine le nuvole lasciano spazio a un po’ di azzurro e ci consentono di scattare qualche foto al caratteristico paesino. Alle 12,20 siamo in pole position sul piazzale d’imbarco, alle 13 c’imbarchiamo e alle 13,30 il ferry leva le ancore. Pranziamo al self service del traghetto e, quando un’ora più tardi usciamo sul ponte, il sole splende. Le Lofoten si allontanano con il loro cappello di nuvole. Davanti a noi tutto è blu, mare e cielo: finalmente!
La traversata dura 4 ore circa. Sbarchiamo a Bodo e ci avviamo per la strada costiera n°17 fino a Saltstraumen. Vorremmo vedere il Maelstrom prodotto dalle forti correnti che si creano quando l’acqua è costretta a passare da un punto stretto sia con la bassa che con l’alta marea, ma non è il momento di marea quindi non si vede nulla di particolare. Data l’ora decidiamo di proseguire e usciamo dal paese. Percorriamo diversi chilometri alla ricerca di un camping. Alla fine, imboccata una strada secondaria arriviamo al Kjellingstraumen Fjord Camp N67°04.361 E14°18.539, dove affittiamo l’unico piccolo cottage rimasto. Il camping è gestito da un vecchio marinaio in modo originale. E’ molto curato, carino e particolare. L’aiutante, uno yemenita, è gentilissimo, si fa in quattro per accoglierci e mi regala una rosa. Dopo cena facciamo quattro passi e al ritorno in campeggio veniamo invitati dal proprietario ad unirci a lui e ad altri ospiti davanti al fuoco. Ci offrono birra e vino rosso. L’atmosfera è calda, accogliente e rispondiamo con piacere alle domande sulla moto e sul nostro viaggio. Quando il cielo s’arrossa e l’aria è divenuta fredda salutiamo la compagnia e ci ritiriamo.

 

 

 

      

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