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 28 giugno
Sanandaj-Esfahan km 690


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5000km

 

I primi 5000 Km.

Oggi è stata durissima, quasi 700 km fino a Esfahan, scendendo dalle montagne, dove la temperatura era sui 26° fino alle propaggini del deserto, attraverso un paesaggio da girone infernale. Dopo Hamadan solo montagne aride, cave, e polvere, polvere e un grigiore indefinito ci hanno accompagnato per un centinaio di chilometri sino ad incrociare l’autostrada proveniente da Teheran. Imboccatala in cris_stradadirezione sud, ben presto il termometro è schizzato all’insù, sino a toccare i 38°. Fortunatamente di lì a poco il cielo si è rannuvolato e abbiamo potuto viaggiare a temperature più accettabili ( 34°). La cosa peggiore per me è dover indossare una tunica a maniche lunghe sotto il giubbino traforato e, peggio che mai, avere sempre la sciarpa al collo da tirarmi sul capo appena tolgo il casco. In autostrada il traffico di mezzi pesanti è allucinante: si superano a vicenda, con grande lentezza, sbuffando miasmi nerissimi. Le strade finora percorse sono comunque hotel_melalin buono stato, migliori di quelle turche. Giunti in città, per arrivare all’hotel ( Melal ) N32°38.559' E51°40.384' proprio nelle vicinanze del famoso ponte a 33 arcate, abbiamo impiegato quasi un’ora! Il problema sta nello stile di guida degli iraniani: devono, assolutamente devono, spingere l’acceleratore al massimo, infilarsi pontenel minimo varco e non rispettare mai semafori, precedenze o…pedoni che cercano di attraversare. Difatti quella sera stessa, mentre attraversavamo sulle strisce, abbiamo evitato per un pelo, balzando sul salvagente, di essere investiti da un’automobile che sopraggiungeva a più di 100 km l’ora.

 

29 giugno
Esfahan
Giornata dedicata alla visita della splendida Esfahan.E’ una città verdissima, con grandi chehel_sotunviali fiancheggiati da alberi e ricca di meravigliosi giardini, quali quelli attraversati per arrivare al Palazzo Chehel Sotun (delle quaranta colonne). All’interno di un lussureggiante parco un aggraziato edificio si riflette nelle verdi acque di una grande vasca.Il palazzo fu costruito nel 1646 da Shah Abbas II.E' interamente in legno, compresi tetto e grondaie. Il nome significa Palazzo delle 40 colonne, 20 reali e 20 riflesse nell'acqua.Entrati all’interno ammiriamo le pareti daffrescoel salone completamente ricoperte da bellissimi affreschi rappresentanti scene di vita dell’epoca passata. In una vetrinetta è conservato un grande libro del Corano. Terminata la visita, c’incamminiamo per le vie del centro, diretti alla moschea di Masjid-i-Jami, la più antica, e al bazar. Purtroppo, essendo venerdì è chiusa, così come molti dei negozi del bazar  Borzog. Fa una certa impressione percorrere le sue vie senza godere dei colori, imam_squaredei suoni e degli odori nonchè della presenza della gente. Solo quando arriviamo nei pressi dell’enorme Imam Square, dopo mezzogiorno, iniziano ad aprire i negozietti. Dopo un veloce pasto a base di riso allo zafferano, melanzane e chebab, per alleviare il caldo tremendo c’immergiamo nella fresca penombra del bazar. Ci attraggono alcuni oggettini esposti in un grande negozio. Eentrati all'interno ne usciremo dopo parecchio avendo comprato un bellissimo tappeto, che ci sarà spedito in Italia, a settembre, e che pagheremo a Mnegozio_tapetiilano, alla fiera dell’Artigianato, dove i simpatici proprietari si recano ogni anno. Ci hanno anche cambiato dei dollari in rial, altrimenti non avremmo saputo come fare dato che i cambiavalute e le banche oggi sono chiusi. Ci consigliano di non cambiare troppi soldi in una volta perché l’inflazione altissima svaluta subito la moneta. Dopo aver bevuto l’immancabile cay offertoci, ci accomiatiamo e proseguiamo il nostro giro. Affrontiamo iimam_squarel calore immane della piazza: è davvero di dimensioni smisurate, la seconda per vastità dopo piazza Tien An Men. Di forma rettangolare,presenta al centro una grandissima fontana, i cui zampilli rinfrescano l’aria. Intorno alberi, cespugli, siepi e prati sui quali siedono intere famiglie. Passeggiamo un po’, poi ci rechknutiamo ai vicini giardini in cerca d’ombra per attendere l’orario in cui potremo entrare nella grande Imam Mosque.  Purtroppo è stato impossibile perché non ha aperto alle 16,00 come invece ci era stato detto. A quel punto non ci è rimasto altro da fare che visitare il vicino Palazzo Imperiale, e fare poi ritorno, stanchi, all’hotel.

 

 

 

 

 30 giugno
 Esfahan-Shiraz km 475


Visualizza Iran- da Esfahan a Shiraz in una mappa di dimensioni maggiori

Giornata di trasferimento. Un gentile ragazzo, a cui abbiaspinosomo chiesto indicazioni sulla direzione da prendere, ci fa strada, pedalando di buona lena per una decina di minuti, fino ai cartelli di segnalazione per l’autostrada. S’è formata una lunga coda a causa di un incidente. Dopo alcuni chilometri arriviamo ai caselli d’ingresso. L’attonito addetto, dopo un camionistaattimo d’esitazione, alza la sbarra e ci fa passare senza pagare. Di norma in Iran l’autostrada è vietata alle moto. Circrifornimentoolano solo motorini perché nessuno deve avere una cilindrata superiore ai 250cc, in dotazione alla polizia, pasdaran e via dicendo. Il tragitto in autostrada è veloce, interrotto solo da brevissime soste per il rifornimento di carburante e per bere. Fa molto caldo e dobbiamo bere parecchio per contrastare la perdita di liquidi dovuta alla sudorazione. Me ne sono reso conto i giorni scorsi,  quando il campanello d'allarme era dato dall'inizio del mal di testa. Intorno a noi solo brulle moncamellaiotagne rocciose color marrone e terre aride, incolte. Verso le 14, sotto un sole che spacca le pietre, arriviamo al sito archeologico di Nasht e Rostam, dove ci fermiamo per la visita alle tombe reali. Sono ben conservate, ma nulla regge il confronto con quelle di Petra! Il caldo è soffocante. Troviamo riparo sotto gli ombrelloni del baracchino antistante la biglietteria. Siamo affamati, ma ci dobbiamo accontentare solo di un paio di pacchetti di patatine e dei nostri pistacchi. Al tavolino di fianco è seduta una famiglia con cui scambiamo quattro chiacchiere. Sono di culto Zoroastriano, ci dicono di non socamellaiapportare il fatto di dover vivere in una repubblica islamica. Mentre scatto alcune foto a un dromedario, che si gratta il muso sulla scaletta per salire, il proprietario, un omone dal caratteristico copricapo bianco, mi fa cenno di avvicinarmi all'animale e di salirgli in groppa. Un po' esitante mi avvicino, ma, mentre cerco d’inerpicarmi la povera bestia digrigna i denti emettendo versi spaventosi non appena mi siedo sul suo dorso. Sono un po’ intimorita e vorrei scendere, ma l'uomo, preso il cammello per la corda, inizia a farlo muovere, incurante delle mie proteste. Mi sento ridicola e chiedo a gran voce di fermare l’animale, ma K, che sta filmando la scena, ridacchia sotto ai baffi e fa segno al cammelliere di proseguire! Terminato lo show ringrazio l’uomo che, simpaticamente, non vuole denari, ma solo che gli scattiamo qualche foto. Poi si siede all’ombra vicino a noi. Più tardi ripartiamo alla volta di Persepoli che dista una manciata di chilometri. Il sito meriterebbe senz'altro più del paio d'ore di visita che possiamo dedicargli. Persepoli è meravigliosa! Gironzoliamo per il sito scattando foto a manetta. Il sole picchia implacabile sui resti del palazzo imperiale e su di noi. K ed io decidiamo di arrampicarci anche sulla cris_persepoliscollina per visitare una delle due tombe reali. E’ una faticaccia! Lassù, al riparo da sguardi indiscreti, mi azzardo a togliere per un momento la sciarpa dalla testa e mi verso sui capelli un benefico fiotto d'acqua. Ah che frescura! Ridiscesi terminiamo la visita osservando da vicino gli splendidi bassorilievi, ben conservati e protetti da una grande tettoia, che rappresentano schiere di armigeri e scene di vita quotidiana. leone_persepolisDecidiamo poi di ripartire e usciamo dal sito a passo di carica prima che un temporale ci raggiunga. Ci bagneremo solo un po' nei pressi di Shiraz. Mi colpisce il color giallo ocra degli edifici di questa città. Anche qui il traffico è caotico. Tutti vogliono vedere da vicino la nostra moto, scattare foto, parlarci, cercare di sapere chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Rischiano di farci cadere perché si avvicinano troppo, affiancandoci o tagliandoci la strada. Non riuscendo a trovare l'hotel prescelto chiediamo informazioni e, ancora una volta, un gentile iraniano ci scorta con la sua auto fino all'hotel (Shiraz Eram Hotel 65 dollari wi fi e parcheggio interno)N29°37.215' E52°32.274'. Abbiamo scelto bene perché si trova in centro, vicino ai luoghi che intendiamo visitare.
La sera preferiamo cenare al ristorante dell’hotel perché siamo troppo stanchi per uscire. Mangiamo con gusto un piatto tipico, il Kaukasian kebab, una delizia a base di carne di manzo e di pollo, tagliata in piccolissimi pezzetti e cucinata con cipolle caramellate nell'aceto. Poi facciamo quattro passi sulla via principale e, rientrati in albergo, cadiamo in catalessi tra le braccia di Morfeo.

 

 

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