8 Agosto
Vama - Giro dei Monasteri - Vama km 217
Dopo un’ abbondante colazione, alle 8,31 siamo pronti per partire alla volta dei monasteri che visiteremo con un ampio anello, in senso orario.
1° Tappa Imbocchiamo la strada DJ176 diretti al Monastero Moldovita. La nostra cavalla si fa strada attraverso una nebbiolina che ci avvolge come una coperta, per poi diradarsi scoprendo a poco, a poco i monti circostanti. Si sale attraverso un paesaggio di boschi folti e verdissimi fino a giungere alla nostra prima meta. Il Monastero somiglia ad una fortezza, racchiuso tra alte mura di pietra da cui svettano le torri tondeggianti.
Acquistati i biglietti per pochi lei, anche per poter scattare foto, entriamo in un vasto spazio erboso. Vialetti lastricati, bordati da roseti, conducono alla chiesa le cui pareti esterne sono ricoperte di affreschi, che risalgono al 1537. Uno dei più notevoli è quello dell’assedio di Costantinopoli. I colori dominanti sono il giallo e il rosso. Compiuto il periplo dell’edificio visitiamo l’interno, anch’esso mirabilmente affrescato con riquadri rappresentanti scene di martirio ed effigi di santi.
2° Tappa Proseguiamo in direzione nord, lungo una tortuosa e panoramica strada di montagna, fino al Passo Ciumarna, a 1100 m. Il nome significa “palma” per la grande statua del palmo di una mano che giganteggia sulla cima. Intorno stanno aprendo diversi banchetti e fumo e profumi si spandono nell’aria. Dopo una breve sosta per curiosare le leccornie esposte, proseguiamo fino a giungere al Monastero Sucevita, il più grande della Bucovina. E’ con grande ammirazione che ci soffermiamo ad osservare lo splendido affresco della Scala delle Virtù per cui è famoso: una fila di ecclesiastici salgono i pioli della scala per entrare in Paradiso, ma precipitano dai gradini, a causa dei loro peccati. Qui i colori predominanti degli affreschi sulle pareti esterne della chiesa sono il verde e il rosso. Passeggiamo tranquillamente nel vasto complesso, abbellito da curatissime aiuole fiorite, scattando diverse foto. Usciti torniamo alla moto, pronti per la successiva visita.
3° Tappa Seguiamo il percorso indicato dal navigatore sulla 17A fino a Marginea, dove svoltiamo sulla DN2E prima e sulla DN2K poi. Le montagne hanno lasciato il posto ai campi. Attraversiamo piccoli villaggi ed ecco riapparire gli alti pali su cui nidificano le cicogne. Incrociamo diversi grandi carri di legno, colmi di fieno, trainati da cavalli. Il Monastero di Arbore è piccolo e raccolto. Qui non ci sono le masse dei giri turistici organizzati e possiamo osservare con calma i dipinti della piccola chiesa, Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Gli affreschi esterni in discrete condizioni sono purtroppo solo sul lato occidentale, gli altri non si notano più. Il colore dominante è il verde-azzurro. L’interno è costituito da tre salette; nella più vicina all’altare vi è un bellissimo dipinto che rappresenta Arbore che offre la chiesa a Dio.
Ripartiamo, proseguendo lungo il nostro itinerario, ma a Manasanti dobbiamo tornare indietro perché il ponte sul fiume Suceava è crollato. Arrivati a Laslavat siamo attirati dal fumo e dai profumi provenienti da un piccolo locale a bordo strada. Sotto gli ombrelloni vi sono alcuni tavoloni, a cui sono seduti su lunghe panche diversi operai e avventori. Knut parcheggia, mentre io vado a chiedere se hanno posto per noi. Due muratori si spostano al tavolo vicino e mi fanno segno di sedermi. Detto fatto mi spoglio di giubbotto, casco e guanti e mi accomodo. Knut arriva appena sistemata la moto, poi s’avvicina un ragazzino con i coperti e munito di blocco per le ordinazioni. Visto che non ci capiamo fa venire la sorella, che mastica un po’ d’inglese. Ordiniamo salsicce, patate fritte, insalata e acqua fresca. Il tutto, compresi due assaggi di una torta, ci costa solo 2 euro!
4° Tappa Rifocillati ripartiamo nella calura del dopopranzo su stradine secondarie
( DJ178, DJ178A) poi sulla DN2 e, dopo un breve tratto, imbocchiamo la DJ208D giungendo al Monastero fortificato di Dragomirna. Sembra una fortezza e risale ai primi del 1600. Presenta altissime mura e possenti torri poiché in quel periodo s’iniziarono a costruire i monasteri per la difesa più che pensare alle decorazioni. I monaci dovevano difendersi dai saraceni in quell’epoca. Difatti le facciate delle chiese all’interno sono in pietra. Il monastero ha anche un’altra particolarità: è gestito da monache e ospita anche un ostello. Dopo i meravigliosi affreschi e dipinti dei precedenti monasteri, questo appare spoglio e severo. Non c’è molto da vedere, per cui concludiamo la visita in breve tempo. Tornati alla moto vediamo sopraggiungere al trotto un carro di legno tirato da un cavallo. Sembra davvero d’essere tornati indietro nel tempo!
5° Tappa Ci dirigiamo ora verso ovest, sulla strada 17, diretti al Monastero di Voronet, l’ultimo della giornata. E’ meraviglioso! I muri esterni della chiesa sono ricoperti interamente da splendidi affreschi nelle tonalità di un intenso azzurro, noto come “ blu di Voronet”. Non riesco a staccare gli occhi da quelli rappresentanti “Il Giudizio Universale” posti sulla parete meridionale. Anche quelli sul lato occidentale, che raffigurano il Paradiso e l’Inferno, sono stupendi. All’interno altri bellissimi affreschi coprono le pareti e il soffitto. Compiamo infine il periplo esterno della chiesa e scattiamo, non senza difficoltà per la gran folla, diverse foto, poi ce ne andiamo. Ora fa davvero molto caldo e desideriamo solo una doccia e un po’ di relax, al fresco. Tornati alla pensione ci rilassiamo in camera, sorseggiando due birre gelate. Ci presentiamo in sala da pranzo alle 19,30 in punto. Gli ospiti italiani della sera precedente sono partiti. Stasera siamo al tavolo dei francesi. Effettuate le presentazioni ci chiedono come abbiamo trascorso la giornata. Anche loro hanno compiuto il giro dei monasteri, ma in senso inverso al nostro. Lei è di origini italiane e anche lui conosce un po’ la nostra lingua, così conversiamo piacevolmente. La cena è ottima come la precedente e la divoriamo con appetito. Poi, augurata la buonanotte, ci ritiriamo in camera. Dobbiamo preparare i bagagli poiché vorremmo partire domattina presto.
9 Agosto
Vama- Gole di Bicaz- Sighisoara km 313
Partenza alle 8,00, dopo aver salutato i gentilissimi gestori e il loro buffo cagnolino. La signora Aurora addirittura c’impacchetta i due grossi dolci che non abbiamo mangiato a colazione! Oggi vedremo le famose Gole di Bicaz!
Per non compiere un ampio giro percorriamo un tratto, di una decina di chilometri, verso est per poi imboccare una strada bianca (DJ177) a Frasin. All’inizio il percorso segue la riva di un fiume. Non possiamo fare a meno di fermarci per fotografare un lungo ponte pedonale, di legno e corde, che lo attraversa. Veniamo superati da un carro di legno trainato da un cavallo e da due Unimog camperizzati tedeschi. La strada s’inoltra nei monti Stanisoarei, attraversando abetaie e boschi di latifoglie. E’ una strada bianca, molto dissestata, in vari tratti sterrata e fangosa per via dell’acqua che scende dalle fitte foreste. Facciamo lo slalom tra i solchi lasciati dai mezzi dei taglialegna. Veniamo sorpassati più volte e riprendiamo a nostra volta i due Unimog. Ci sentiamo meno soli così e se dovesse succedere qualcosa alla moto potremmo contare sul loro aiuto. Una cinquantina di chilometri dopo sbuchiamo sulla 17B dove salutiamo i tedeschi. Su questa strada noi possiamo viaggiare più veloci. Il fondo è discreto, alla maniera delle strade rumene, e il panorama è bellissimo. La moto affronta felice le curve, mentre noi ammiriamo la vista dei monti intorno e del Lacu Bicaz, le cui acque rispecchiano il verde profondo delle foreste. Dopo un’ora circa entriamo nelle gole di Bicaz. Alte pareti di roccia scendono verticali sul fondo dove la strada segue il corso del fiume, con curve sinuose. E’ finita la solitaria bellezza di prima. C’è traffico. I veicoli procedono lenti, schivando gente che cammina e scatta foto. Vorremmo fermarci, ma l’unico punto dove c’è uno slargo è completamente invaso da bancarelle che vendono souvenir, auto e pullman fermi in strada e gente ovunque. “Via! Via di corsa!” gridiamo, mentre, appena è possibile, Knut accelera per allontanarsi da questa bolgia. La strada sale di nuovo ed ora costeggia il Lacu Rosu, piccolo e dalle scure acque dalle quali spuntano gli scheletri di alberi morti. Anche qui troviamo una folla immane per cui proseguiamo, senza effettuare neanche una sosta. Ci fermiamo una ventina di chilometri dopo ad una locanda, Erdelyi Gonduzo, sulla strada, dotata di grande parcheggio. Il posto è molto affollato. Troviamo un tavolo libero sulla grande terrazza e attendiamo parecchio prima che prendano le ordinazioni e ci servano il pasto. Ripresa la strada, in breve arriviamo al paese di Gheorgheni. Ora che siamo scesi dai monti il caldo si fa sentire. Compriamo due bottigliette d’acqua poi, a Joseni, imbocchiamo la DN13B che percorre al margine il territorio del Parco Nazionale Calimani. Attraversiamo belle foreste di faggi e abeti, che mitigano il caldo. Ormai abbiamo fatto l’abitudine alle strade dissestate, così Knut rallenta l’andatura e ci godiamo ogni curva e il verde paesaggio montano. Varcato il passo Bucin, a 1287 metri, si scende fino ad incrociare a Praid la più ampia 13A verso Sighisoara, dove arriviamo alle 15,30 circa.
La pensiunea Joker, prenotata con booking, dista circa 250 metri dal centro. E’ una bianca costruzione a due piani, con un lungo ballatoio di legno, disposta ad elle intorno ad un piccolo cortile, nel quale si trovano alcuni tavoli e panche di legno. La camera a pianterreno è fresca e spaziosa. Il gentile impiegato ci lascia parcheggiare la moto in un angolo del cortile. Il tempo di sistemarci e indossare bermuda, magliette e sandali, poi usciamo per visitare la città di Dracula. Procediamo in salita lungo viottoli acciottolati fino alla Cittadella. Entriamo attraverso la porta della Torre dell’Orologio, alta 64 metri. Pagato il biglietto d’ingresso saliamo sulla sua cima, da dove lo sguardo può spaziare sui colli, sui tetti del borgo e sulla collina dove sorge la Biserica din Deal. Arrivati in piata Cetatii (piazza Cittadella) ci dirigiamo alla Scala coperta Scolarilor. Affrontiamo l’ardua salita e, dopo infiniti gradini di legno, sbuchiamo in cima alla collina. Effettuiamo un breve giro panoramico, poi ridiscendiamo. Gironzoliamo per il piccolo e medievale centro storico, soffermandoci ad osservare gli antichi palazzi, le torri e le mura. Non possiamo non immortalare la casa dove si dice sia nato il principe Vlad III Dracula, ora divenuta un ristorante. Tornati alla città bassa ci sediamo nel dehors del ristorante Central Park, in piazza Hermann Oberth. Sono le 19, un po’ presto per cenare, così ordiniamo due aperitivi, ai quali farà seguito più tardi la cena. Trascorriamo un paio d’ore piacevolmente, osservando il viavai della gente e gustando un ottimo pasto. Certo il conto è più alto rispetto alle zone dei giorni scorsi, ma si sa, Sighisoara è uno dei luoghi più turistici della Romania!