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moto

 VIAGGIO IN GRECIA E TURCHIA

Periodo: Estate 2005

In viaggio con la nostra Transalp 650.

Prologo
Per le vacanze estive Knut mi ha proposto di fare un viaggio in moto in Turchia.
- Ma sei matto?- gli ho risposto- Non ci penso neanche! Andare fin là in moto...da soli...e se succedesse qualcosa cosa faremmo? Poi però, a poco a poco, è riuscito a tranquillizzarmi. Astutamente mi ha mostrato immagini sulle meraviglie di Istanbul, mi ha fatto leggere i report di viaggi in moto effettuati da altri, così ho iniziato ad informarmi...ho comprato una guida della Turchia e...macinando pensieri al riguardo...ho cambiato idea!
Accantonati dubbi e paure ho acconsentito, a patto che ci fermassimo in Grecia per visitare le Meteore, che tornassimo via mare dalla Grecia e che prenotassimo un hotel discreto ad Istanbul.
In  primavera ci siamo sottoposti alle vaccinazioni ( antitetanica, antiepatite virale A e antitifica).
Knut ha chiesto ferie e permessi per potersi assentare dal lavoro per un periodo di 32 giorni, dato che abbiamo deciso essere questo il numero congruo di giorni necessari per il nostro viaggio/vacanza. In ditta glieli hanno accordati, alla condizione di rientrare al lavoro non più tardi del 20/21 luglio. La partenza viene quindi fissata per il 18 giugno. Prenotiamo i traghetti: andata Ancona-Igoumenitsa, ritorno Patrasso-Ancona. Stabiliamo di ritornare via mare dal porto turco di Cesme. Dalla Turchia prenoteremo il ferry che ci condurrà sull’isola greca di Chios, dove ci fermeremo 2/3 giorni, poi prenderemo la nave per il Pireo.

18 giugno
Milano-Ancona km. 463

Partiamo da casa prestissimo per superare il nodo autostradale di Bologna. E’ la prima volta che sto in sella ininterrottamente, salvo sosta pipì e caffè, per tante ore! Arriviamo al porto di Ancona alle 12, in tempo per mangiare un panino ed effettuare il chek-in con calma. Mi sento un po’ stanca e molto accaldata, ma soddisfatta.

19 giugno
Igoumenitsa-Kalambaka- Meteore km. 167 ca.

Sbarchiamo in orario e, appena toccato il suolo greco, partiamo in direzione di Ioannina, prendendo la E92. Ad un bivio sorge il primo problema: un cartello indica Ioannina con due frecce che puntano in direzioni diverse. Optiamo per quella segnalata per camion, pensando che la strada sarà più lineare. E’ così che inizia un tragitto su e giù per monti e per valli su un asfalto scivolosissimo...e spesso sconnesso. Dopo 2 ore e parecchie Caffècurve ci fermiamo nel paesino di Votonossi per un caffè...greco naturalmente! Rinfrancati ripartiamo e in breve arriviamo a Ioannina. Vorrei fermarmi per vedere il lago e visitare la città vecchia, ma...abbiamo già perso molto tempo, perciò proseguiamo per Metsovo. La strada s’inerpica in montagna ora; è molto bella dal punto di vista paesaggistico, peccato che il cielo si sia rannuvolato. Inizia a piovigginare, fa freschino...anzi sto decisamente barbelando per il freddo. Ci fermiamo per pranzo in una semplice locanda. Appena terminato il pasto ripartiamo al volo perchè sta sopraggiungendo un temporale. In un attimo ci raggiunge. Ad ogni lampo urlo...ho il terrore dei fulmini! Troviamo riparo nel barBiker  di una pensione, poi, quando finalmente il cielo si rasserena, riprendiamo la strada. Superato il Katara Pass, a 1700 m. di quota, percorsi una settantina di chilometri, giungiamo in vista delle affascinanti formazioni rocciose delle Meteore. Sostiamo ad ammirare il paesaggio: pinnacoli e strane guglie che si ergono solitarie dalla pianura, poi ripartiamo e in un attimo giungiamo a Kalambaka. La cittadina è decisamente afosa. Prendiamo alloggio all’hotel Meteora, scarichiamo le borse e, inforcata nuovamente la Transalp, scaliamo la prima delle Meteore. Abbarbicato sulla cima si staglia il Monastero di Agios Nikolaos, piccolo, ma pittoresco. Ci è piaciuta meteorela minuscola cappella e abbiamo ammirato in silenzio la bellezza dell’affresco del “Giudizio Universale”. Ci siamo poi diretti al successivo Monastero: Megalo Meteoro ( Grande Meteora) il più grande e antico. Parcheggiata la moto siamo saliti fino allo spiazzo d’ingresso, dove ho dovuto indossare una gonnellona grigia per poter entrare all’interno della Chiesa della Trasfigurazione: meravigliosi e ben conservati gli affreschi. Un’ora dopo, terminato il giro, torniamo a Kalambaka percorrendo un’altra strada, più lunga, ma che ci consente di ammirare gli altri Monasteri edificati sulle cuspidi delle meteore. Più tardi, quando il sole è tramontato, usciamo a passeggio per le strade affollate di gente in cerca di un po’ di frescura.     

 

 

 

 

 

 

20 giugno
Kalambaka - Kavala 384 km. ca.

Lunghissima giornata di trasferimento. Fino a Larissa si è viaggiato bene, cielo nuvoloso e poco traffico. I problemi sono cominciati dopo, quando abbiamo imboccato l’autostrada A1( E75). E’ molto trafficata. Scopriamo che è ad una sola corsia per senso di marcia, con la corsia d’emergenza utilizzata come seconda corsia da automobilisti aggressivi e nervosi. Ti lampeggiano e, se non ti sposti al volo, cercano di superarti in ogni modo! Troviamo inoltre parecchi cantieri che rallentano ancora di più la marcia. Alle 12,30, stremati e stressati ci fermiamo ad un chiosco per mangiare qualcosa. E’ qui che vedo le prime cicogne appollaiate su un grande nido, in cima ad un palo... che emozione! Superata Tessaloniki  la strada prosegue all’interno, costeggiando due laghi. Il caldo delle 14,30 è infernale...boccheggio, sento che l’aria rovente mi brucia i polmoni, penso di non farcela... poi, come Dio vuole, finalmente sbuchiamo sulla costa, a Nea Peramos. Decidiamo di proseguire lungo la strada costiera e di trovare un hotel sul mare. Così, quando vediamo l’Ocean View (appena prima di Kavala) in splendida posizione, ci fermiamo. Prendiamo una camera (€50), ha l’aria condizionata ed una bella vista sui giardini che digradano fino al mare. C’è pure la piscina! Indossiamo subito i costumi e -” Al mare, al mare... via che ci si bagnaaa!!!”- Il primo tuffo della stagione mi emoziona sempre, sin da bambina...quasi mi manca il respiro per la gioia! Più tardi saliamo in camera a rinfrescarci e cambiarci d’abito. Poi percorriamo il vialetto tra gli alberi che conduce al bar. E’ situato nel verde, su una graziosa terrazza sopraelevata, a picco sul mare. Stravaccati su un comodo divanetto in bambù ammiriamo il tramonto, sorseggiando un aperitivo...questa sì che è vita! Ora  ci sentiamo davvero in vacanza!

21 giugno
Kavala - Istanbul Km. 460 ca.

Partiamo verso le 8,00 di una mattina calda e soleggiata. Arriviamo senza intoppi ad Ipsala, la frontiera con la Turchia. Espletiamo in breve tempo le formalità doganali in uscita dalla Grecia e, con grande emozione, percorriamo il tratto di terra di nessuno tra le due frontiere, approdando a quella Turca. Al primo gabbiotto presentiamo i passaporti, il doganiere li controlla attentamente, poi ci chiede i documenti della moto. In un attimo ci restituisce il tutto. - Che rapidità!- pensiamo contenti-  Un uomo in divisa ci fa segno di avanzare, quindi risaliamo in moto e proseguiamo. Arriviamo ad un piazzale con diversi gabbiotti su un lato e improvvisati tavolini, attorno ai quali si affaccendano tre/quattro uomini in abiti civili, sull’altro. Ed è qui che inizia il calvario! Veniamo indirizzati da un gabbiotto all’altro, poi ad una palazzina, dove Knut deve chiedere il Visto d’ingresso, poichè non è cittadino della CEE. Infine, quando crediamo di aver completato le procedure dato che ci hanno dato l’OK, partiamo, ma, arrivati all’ultimo casello...scopriamo di dover tornare indietro, fino ad uno di quegli assurdi tavolini di fortuna, per ultimare la procedura burocratica!
Mah! Non capisco la logica che fa sì che un uomo sia addetto ad apporre timbri, un altro gli debba passare i fogli, un terzo li porti al tavolino successivo dove un quarto uomo, in giacca, cravatta e aria tronfia, li osservi e li riconsegni al terzo uomo, che torna al precedente tavolino dove il secondo passa i fogli al primo che li ritimbra! Pazzescoo!!! Stremati dal caldo e dalla burocrazia riusciamo ad espletare tutte le formalità... in 2 ore e mezza! Ci dirigiamo poi all’Ufficio cambi dove cambiamo alcuni euro in Lire turche: ci viene consegnato un pacco incredibile di banconote!  Infine emergiamo dalla dogana sudati fradici ed affamati. Percorse poche centinaia di metri decidiamo di fermarci ad un ristoranteristorante dall’aria un po’ dimessa. Non abbiamo neanche il tempo di scendere dalla moto che subito veniamo avvicinati da due camerieri che, con grandi sorrisi ed ampi cenni della mano, ci fanno segno di entrare. Saliamo la ripida scala che porta alla terrazza, coperta per metà da una tettoia. Ci conducono in veranda e ci fanno accomodare. Poi, a gesti, ci invitano a seguirli verso un lungo bancone, chiuso da vetrine, dove stanno in bella mostra diversi piatti e termiche, che scoprono di mano in mano per mostrarci il contenuto. Siamo un po’ frastornati,...ordiniamo diversi piattini di antipasti caldi (meze) e due spiedini di carne con patatine fritte. Devo dire onestamente che il cibo è squisito e che non riusciamo a mangiare tutto quello che ci portano. Alla fine il lauto pasto ci costa l’equivalente di una pizza e coca cola in Italia. Un’ora dopo quasi rotoliamo fuori dal ristorante...Nel frattempo la nostra Transalp ha suscitato l’interesse di alcuni ragazzini, che l’hanno attorniata per osservarla da vicino. Li salutiamo e ripartiamo. La sosta successiva è per fare il pieno e... scopriamo con disappunto che la benzina era meno cara in Grecia! Imbocchiamo poi la statale 110 che si snoda tra campi incolti, bruciati dal sole, che presto lasciano il posto ad un’arida steppa. La monotonia e la bruttezza del paesaggio mi fanno venire una gran sonnolenza e Knut deve urlarmi nell’interfono o battermi su una gamba, di tanto in tanto, quando percepisce che mi sto addormentando. Verso le 16,00 giungiamo ad Istanbul su un’autostrada percorsa da un traffico caotico. Tutti strombazzano all’impazzata e...Oddio!... C’è un’intera famigliola che si lancia tra i veicoli per attraversare l’autostrada!! Proseguiamo per diversi chilometri in questo inferno. Manchiamo l’uscita giusta e, imboccata la successiva, ci ritroviamo in una zona periferica della città, molto povera: le strade sono in terra battuta, c’è polvere ovunque e la gente ci osserva, in modo poco amichevole, mi sembra. Fatichiamo a trovare la via giusta per Aya_Sofiarientrare in autostrada e tornare indietro. Dopo vari tentativi a vuoto giungiamo finalmente nel quartiere di Sulthanamet, dov’è situato l’hotel Askin, da noi prenotato per 3 notti. E’  proprio vicino alla Moschea Blu. Ci riposiamo un po’, sdraiati al fresco prodotto dall’aria condizionata, poi, all’imbrunire, usciamo a fare quattro passi. In pochi minuti siamo sulla piazza dove sorgono, una di fronte all’altra, la Moschea Blu e la basilica di Aya Sofia. L’impatto visivo è forte. Sono splendide così illuminate dalle luci! L’aria profuma di fiori; c’è parecchia gente a passeggio ed ogni locale con tavolini all’aperto è affollato. Torniamo sui nostri passi e ci fermiamo al primo ristorante che vediamo, in una strada laterale. Ceniamo bene: diverse meze, il famoso piatto dell’Imam svenuto (trattasi di una grossa melanzana tagliata in due e ripiena di carne macinata, cipolle, pomodori...) dolce (tipo baklava) e caffè turco. Ci siamo concessi anche una bottiglia di un ottimo rosso locale che paghiamo quanto l’intera cena: in totale spendiamo l’equivalente di circa 60 euro!! Mi sa che dovremo fare un po’ di economie da domani! Prima di coricarci saliamo sulla terrazza sul tetto dell’hotel da cui si gode la vista impagabile della Moschea Blu: risplende nella notte con i suoi sei minareti! - Che meraviglia! - esclamiamo a quella vista - E come siamo stati fortunati nella scelta di un albergo così vicino a tanto splendore!- Già...troppo vicino! Come avremo modo di constatare quella stessa notte, quando veniamo svegliati di soprassalto dal canto stentoreo del muezzin!

 

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